Linea Gotica di Borgo a Mozzano

Civili

Minucci 

Il più importante risultato del GAP di Borgo a Mozzano è la realizzazione di una mappa sulla
collocazione precisa delle fortificazioni e delle postazioni difensive che la Organizzazione Todt sta
realizzando sui colli attorno a Borgo a Mozzano. Siamo ancora nella fase in cui i tedeschi ritengono
che la Linea Gotica passi da questa zona e dalla Brancoleria.
Il compito viene affidato a due ventenni: il geometra Silvano Minucci e lo studente universitario
Bruno Pomponi. Minucci nella primavera del 1944 si infiltra nella Todt e, in virtù della sua
specializzazione, viene assegnato all’Ufficio Direzione Lavori e Rilevamento Topografico. Le carte
ufficiali tedesche sono custodite in un armadio blindato: il giovane e coraggioso geometra riesce,
con uno stratagemma, a impossessarsi di una carta in scala 1:25000 e riporta su di essa tutti i dati
trascritti dalle mappe tedesche, con l’esatta indicazione di dove si trovano i bunker, le postazioni
di artiglieria, le piazzole sterrate per armi leggere, gli obici di grosso calibro, i reticolati, le zone
minate dalla Foce di Colognora alla Brancoleria.
Una volta completato il lavoro, la carta viene trasmessa al Comitato di Liberazione Nazionale di
Lucca e, da questo, al comando alleato. Il trasporto avviene in bicicletta – unico mezzo di trasporto
di cui dispongano i partigiani di Borgo a Mozzano – tramite giovani staffette (più volte per
trasmettere informazioni al CLN lucchese ci si affida a sorelle e cugine di partigiani locali che,
confidando sul fatto di essere donne, contano di poter passare con minori difficoltà attraverso i
posti di blocco tedeschi).
Con la guerra che si avvicina sempre di più alla Lucchesia, questa mappa diventa uno strumento
prezioso in mano alle forze di liberazione.

Pistis 

Pietro Pistis è un sergente del Genio guastatori nato nel 1916 a Lanusei (Nuoro). Dopo l’armistizio
viene arrestato e condotto nel carcere di San Giorgio, a Lucca. Evade ed entra in contatto con la
formazione partigiana “Baroni”, all’interno della quale assume il comando di una squadra di suoi
conterranei.
Una sera imprecisata del giugno o luglio 1944 Pistis e i suoi uomini tentano un’azione rischiosa: far
saltare un ponte situato dopo l’ultima galleria della ferrovia che da Lucca porta a Borgo a
Mozzano. Questo il racconto di un testimone che fa parte della squadra partigiana:
«Imboccammo il tunnel per raggiungere l’altra estremità che portava al ponte che noi dovevamo far saltare
con tre mine. Noi quattro eravamo già avanzati nel tunnel, i muletti dietro di noi con due conducenti. Tutto
ad un tratto Pistis ci fermò e ci faceva cenno con le braccia di guardare all’altra estremità del tunnel: in quel
momento come vidi io con i miei occhi vedemmo tutti e quattro che delle ombre si spostavano da una parte
all’altra; senza esitare ci buttammo a terra e si avanzò strisciando; per poco durò la nostra avanzata perché
i tedeschi subito aprirono il fuoco; fortuna per noi tutti e tre, sfortuna per il povero Pistis; dico fortuna
perché anche i tedeschi si vede avevano paura perché se ci avessero lasciati avanzare almeno fino a metà
tunnel ci avrebbero ammazzato tutti; comunque, per ritornare al momento che le pallottole ci fischiavano sopra la testa, io e Manca toccammo Pistis per fargli capire che tutto era andato a monte e dovevamo
ritornare indietro, ma Pistis non reagiva al nostro toccare; Manca ebbe la prontezza di spirito di palparlo e
toccò giusto dove era stato colpito, proprio al cuore. Pistis era morto sul colpo, senza un gemito».
Il cippo che ricorda l’episodio è oggi visibile lungo la strada che conduce a Borgo a Mozzano,
all’altezza del muro anticarro che attraversa il fiume Serchio e in prossimità di quell’ultima galleria.

Cavallero 

Guido Cavallero è un ex ufficiale dell’esercito italiano, ha combattuto in Africa fino al 1942 e alla
fine del 1943 entra in contatto con Manrico Ducceschi “Pippo”. Lavorando come cancelliere del
tribunale, ha una certa libertà di movimento e così viene arruolato nell’organizzazione clandestina
con mansioni di ufficiale informatore dell’Office of Strategic Service della V Armata Americana.
In piena segretezza (neppure i familiari sono a conoscenza della sua nuova attività) attrezza in una
soffitta della casa di campagna di Corsagna il materiale necessario per svolgere il suo lavoro che
consiste nel raccogliere notizie sugli spostamenti delle truppe nemiche, informazioni sui siti nemici
(fortini, camminamenti, nidi di mitragliatrici, campi minati) e il loro armamento, sull’esatta
posizione cartografica e riferisce sull’andamento dei lavori della Linea Gotica.
Corsagna è un posto strategico, sede di due comandi tedeschi, dal paese si può controllare la valle
del Serchio e tutto l’altopiano delle Pizzorne, territorio altamente fortificato e collegato col
fondovalle dalla strada militare carrozzabile Chifenti – Corsagna. Tutte le informazioni raccolte da
Cavallero passano poi al dottor Baldo Salvi che, come medico condotto di Borgo a Mozzano, è
autorizzato dal Comando Tedesco a muoversi sul territorio senza eccessivi rischi e ha quindi la
possibilità, attraverso altri personaggi, di far pervenire i messaggi al posto radio collegato con
l’O.S.S.

Montefegatesi 

A giugno 1944, dopo la battaglia di Fabbriche di Casabasciana che ha coinvolto tedeschi e
partigiani del gruppo Patrioti italiani “Pippo” di Manrico Ducceschi, è evidente come questi ultimi
rappresentino una spina nel fianco per la Wehrmacht. Lo scontro, infatti, ha dimostrato che
“Pippo” ha organizzato bene i suoi uomini e conta non soltanto sulla conoscenza dei posti, ma
anche sul sostegno di numerosi civili: dopo tre giorni di battaglia le perdite tedesche – stimate in
quarantacinque soldati – sono sicuramente più pesanti di quelle dei partigiani. La reazione è
violenta e colpisce proprio la popolazione del posto con saccheggi e alcune uccisioni; intervengono
anche gli americani, con uno stormo di aerei che mitragliano una colonna di autocarri nella zona di
Chifenti. A questo punto i partigiani si ritirano per evitare ulteriori conseguenze sui civili, ma ormai
il segnale di forza è arrivato.
Alle 4 di mattina del 14 luglio, un reparto di alpini tedeschi arriva a Montefegatesi, sulle colline
sopra Bagni di Lucca, dove ha sede il distaccamento partigiano guidato da Giovanni Fabbri,
“Barba”. Vengono perquisite diverse case e rastrellate decine di uomini. Nella piazza del paese
vengono uccisi alcuni partigiani: il primo è il ventiquattrenne Luciano Bertini, scambiato proprio
per “Pippo”. Altri due vengono fucilati dopo un breve e sommario processo, mentre “Barba” non è
tra i catturati. I tedeschi, con gli uomini rastrellati, si dirigono verso Ponte a Serraglio. Il 18 luglio
viene dato il via ad altre esecuzioni: otto partigiani vengono fucilati alla schiena al cimitero di
Ponte a Serraglio, altri cinque vengono portati a Fegana, in località Pian di Vaglio, dove vengono
uccisi.