Il Museo
ORARI DI APERTURA DAL 1 APRILE AL 31 AGOSTO 2024
Tutte le mattine dal lunedì alla domenica: 9.30 – 12.30
Orario pomeridiano giovedì e venerdì: 16.00 – 19.00
Contatti: 3716909132
e-mail: lineagotica.borgo@gmail.com
INGRESSO LIBERO
Visite guidate alle Fortificazioni e ai Bunkers della Linea Gotica su prenotazione.
Contatti: 3716909132 orario apertura Museo
in altro orario: 3477167559 – 3204403801
e-mail: lineagotica.borgo@gmail.com
GENTILE VISITATORE:
Questa mostra non vuole essere in alcun modo un’esaltazione della guerra. Attraverso l’esposizione di questi cimeli storici, senza discriminazione tra le parti in lotta, vogliamo ricordare con doveroso rispetto tutte quelle persone che nel corso di lunghi decenni si sono scontrati su ogni fronte con tenacia e disperazione. Nel bene o nel male hanno pur sempre scritto la storia della nostra Patria. Oggi, non da meno le nostre generazioni hanno ereditato l’importante compito di trasmettere e difendere tutti quei valori di giustizia e libertà che rendono “grande” sia ogni popolo che la nazione in cui vive.
This exhibition is no way intended to glorify war. By displaying these historical relics, without taking the side of any of the warring parties, we hope to respectfully remember the people who fought on all fronts with tenacity and desperation. For better or for worse, they have written the history of our homeland. Future generations have inherited the important task of transmetting and defending the values of justice and freedom that make both the people, and the nation in which they live, great.
STATUTO DEL COMITATO PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DELLA LINEA GOTICA
Il Comitato per il recupero e la valorizzazione della Linea Gotica di Borgo a Mozzano, promosso dal comune di Borgo a Mozzano e dalla locale Pro Loco come organismo autonomo dal punto di vista operativo e finanziario, si prefigge le seguenti finalità:
- recuperare e valorizzare, in piena osservanza alle disposizioni delle leggi vigenti, il patrimonio storico e culturale del territorio comunale costituito dalle fortificazioni facenti parte della linea difensiva denominata “Linea Gotica” (1943 – 1944).
- collaborare con le Istituzioni Pubbliche (Comuni, Comunità Montane, Provincia, Regione, ecc.) che possano avere interesse verso le finalità del Comitato.
- promuovere e intensificare le ricerche e gli studi nel campo storico; creare ed arricchire con nuovi reperti un museo dedicato alla Linea Gotica; collaborare, scambiando notizie e studi con gruppi consimili; organizzare conferenze o mostre o tutto ciò che possa favorire l’approfondimento e la diffusione delle conoscenze sulla storia della Linea Gotica nel Comune di Borgo a Mozzano.
The Committee for the Recovery and Enhancement of the Gothic Line of Borgo a Mozzano (promoted by the Municipality of Borgo a Mozzano and by the local Pro Loco) which is an opearationally and financially self-governing body, has the following aims:
- Recover and enhance (in full compliance with current laws) the historical and cultural heritage of the area – in particular, the fortifications that are part of the difensive line called the Gothic Line (1943-1944) .
- Collaborate with Public Institutions (Municipalities, Mountain Communities, Province, Region, etc.) that may have interest in the aims of the Committee.
- To promote and intensify research or studies in this historical field. To create and enrich a museum dedicated to the Gothic Line and to enhance it with new discoveries. To collaborate, exchange news and studies with similar groups. To organize conferences and exhibitions, or anything that promotes the publication and expanasion of knowledge on the history of the Gothic Line within the Municipality of Borgo a Mozzano.
GUIDA AL MUSEO DELLA MEMORIA
Pannello 1
All’inizio del 1943 la situazione dell’Italia è sempre più difficile e nell’opinione pubblica si va sempre più affermando la convinzione che la guerra sia ormai perduta.
Il 25 luglio cade il governo Mussolini e il re Vittorio Emanuele III incarica Pietro Badoglio di formare un nuovo esecutivo. Nelle settimane successive vengono presi contatti con gli angloamericani e trattata la resa incondizionata dell’Italia: l’armistizio viene firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile, in Sicilia, e reso noto cinque giorni più tardi.
Nella seconda metà di settembre 1943 Mussolini annuncia la formazione di uno Stato fascista che, pur rivendicando il governo di tutto il territorio italiano, si limita ad esercitare la sua sovranità sulla
parte ancora non liberata dalle forze alleate. Quindi l’Italia centrosettentrionale (con esclusione di Veneto, Friuli, Istria e Dalmazia, poste sotto diretto dominio tedesco) fino a Lazio e Abruzzo.
La Repubblica Sociale Italiana è di fatto un protettorato tedesco: la stessa Costituzione, pur essendo redatta, non verrà mai discussa e approvata. Esiste un governo, presieduto da Mussolini;
esiste una Guardia Nazionale Repubblicana (che dovrebbe assicurare l’ordine interno), guidata dal carrarese Renato Ricci; e viene riorganizzato il Partito Fascista, retto da Alessandro Pavolini.
La RSI serve ai tedeschi per reclutare manodopera a basso prezzo, riscuotere tasse di occupazione e mantenere il controllo sul territorio.
Con il Manifesto di Verona del novembre 1943, la RSI si affianca alla Germania nella persecuzione degli ebrei. L’articolo 7 recita: “gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa
guerra appartengono a nazionalità nemica”.
Pannello 2
Gli Alleati sbarcano in Sicilia nel luglio del 1943, in Calabria e a Salerno nel settembre successivo: a capo delle operazioni è il generale britannico Harold Alexander.
Nell’ottobre 1943, con l’esercito alleato ormai consolidatosi in Campania, viene decisa da Hitler la realizzazione di una linea difensiva che divide in due la penisola italiana: è la linea Gustav, che
parte dal fiume Garigliano e, attraversando Cassino, arriva a Ortona, in provincia di Chieti. La funzione è quella di ritardare l’arrivo degli alleati al centronord sfruttando gli ostacoli naturali dell’Appennino, permettendo anche di terminare la vera e poderosa linea difensiva che sarà costruita più a nord, sull’Appennino Tosco Emiliano e Romagnolo, dalla Valle del Magra alla Valle del Foglia, unendo idealmente Mar Tirreno e Mare Adriatico. I lavori per questa linea iniziano nell’autunno 1943 e sono affidati all’Organizzazione Todt (dal nome del ministro degli armamenti che l’ha ideata). Se la direzione è di marca tedesca, gli appalti vengono affidati ad aziende italiane spesso compromesse con il regime e gli operai sono generalmente italiani esenti dalla leva militare, perché troppo giovani o perché troppo anziani. Non tutti, peraltro, vengono pagati: molti
vengono rastrellati nelle città o nelle campagne e condotti forzatamente a lavoro.
La linea difensiva dell’Appennino Tosco-Emiliano e Romagnolo viene denominata “Linea Gotica”.
Poi Hitler capisce che se dovesse cadere sarebbe brutto che un nome così legato alla Germania e alla sua storia venisse riferito a una sconfitta e allora la linea viene ribattezzata “Linea Verde”.
Nella memoria collettiva, però, resta il nome di “Linea Gotica”.
Pannello 3
Tra il gennaio e il maggio 1944 si ha una serie di attacchi alleati nel settore di Cassino, nel frusinate, nodo nevralgico della linea Gustav oltre che migliore via per arrivare a Roma: l’offensiva, portata avanti dalla V Armata americana comandata dal generale Mark Clark, ha anche l’obiettivo di favorire lo sbarco previsto ad Anzio e Nettuno, che avverrà qualche giorno più tardi e senza particolari opposizioni tedesche, anche se poi l’avanzata si ferma. Le truppe impegnate a Cassino, da parte loro, non riescono a conseguire i risultati sperati e subiscono perdite importanti.
Per alcuni mesi, quindi, non ci sono progressi nella penisola da parte delle forze alleate. Gli attacchi si concentrano su Cassino e il 15 febbraio 1944 viene anche rasa al suolo l’antica abbazia
di Montecassino, ritenuta sede di reparti tedeschi. Un nuovo attacco nella zona avviene a marzo e ancora una volta hanno la meglio i difensori. Soltanto a metà maggio, dopo aver riprogettato
l’offensiva, l’esercito alleato riesce a superare la fase di stallo, grazie a una importante operazione che vede il coinvolgimento pure dell’VIII Armata britannica e la partecipazione delle truppe ferme
ad Anzio.
Il 5 giugno 1944 – un giorno prima dello sbarco in Normandia – le truppe americane di Mark Clark entrano a Roma: ora possono riprendere l’avanzata verso il centronord. I tedeschi si ritirano in un
primo momento sulla linea Albert, all’altezza del Lago Trasimeno, dopodiché, quando essa cade il 1° luglio all’altezza di Cecina, si riorganizzano sulle postazioni difensive della Linea Gotica.
Pannello 4
La pianificazione di una linea fortificata in Italia centrosettentrionale volta a ritardare l’avanzata dell’esercito alleato da parte dei tedeschi inizia già nella seconda metà del 1943. In un primo momento è previsto che essa debba estendersi dalla provincia di Apuania (Massa e Carrara) fino alla Romagna e il territorio lucchese è inizialmente interessato con la Media Valle del Serchio nei
pressi di Borgo a Mozzano per poi risalire sull’altopiano delle Pizzorne. L’Organizzazione Todt, come già accennato, si incarica dei lavori anche ricorrendo a manodopera locale (del morianese,
della media Valle del Serchio e anche dell’alta Garfagnana, in particolare cavatori esperti), talvolta forzata. Nell’estate del 1944, dopo un sopralluogo di Albert Kesselring – comandante dell’esercito
tedesco in Italia – viene però deciso di spostare la linea del fronte qualche chilometro più a nord, rispetto a Borgo e Brancoleria, ritenuta una zona geomorfologicamente più difficile da difendere.
Per questo motivo, il tracciato definitivo della Linea Gotica passerà dal crinale apuano, mentre le fortificazioni di Borgo a Mozzano non verranno di fatto mai utilizzate.
Sulle Apuane il fronte si ferma da ottobre 1944 fino al 20 aprile 1945: l’esercito tedesco viene raggiunto anche da quello della RSI (Divisione alpina Monterosa e Divisione marò San Marco, poi
confluiti nella Divisione Italia), mentre le condizioni climatiche e la difficoltà di superare la linea Gotica su tutto il settore fino all’Adriatico mettono in difficoltà il gruppo di armate alleate.
L’offensiva finale viene così rinviata alla primavera successiva e culminerà con l’insurrezione generale del 25 aprile 1945 e la Liberazione.
La guerra nella Valle del Serchio
Dopo aver liberato Pisa alla fine di agosto del 1944, la V Armata avanza da tre direttrici: da Pontedera e Monti Pisani, da San Giuliano Terme e Passo di Dante, e infine da Ripafratta,
fermandosi tra Vorno e Pontetetto, alle porte della città. Il centro storico di Lucca è però già dal 3 settembre controllato di fatto dai partigiani lucchesi: il 5 settembre, la 92ª Divisione Buffalo entra
a Lucca da Porta San Pietro.
I tedeschi sono già in ritirata, ma riescono ancora per alcuni giorni a frenare l’avanzata delle forze alleate. Soltanto dopo aver ceduto la postazione strategica del Castellaccio di Aquilea, nel
Morianese, si ritirano sempre più velocemente fino alle Apuane, dove hanno spostato definitivamente la Linea Gotica.
Dall’ottobre 1944 all’aprile 1945 il fronte si stabilizzerà nella direttrice che dal Monte Corchia attraversa il gruppo delle Panie, scendendo poi da Palleroso fino al Serchio e risalendo da Treppignana al monte Romecchio, sull’Appennino Tosco-Emiliano. Quello della Valle del Serchio è un fronte secondario nello scenario della Seconda guerra mondiale e non è certo questa la zona in cui si combattono le principali battaglie, tuttavia alcune vicende
rimarranno nella memoria collettiva locale: su tutte, l’offensiva di Natale o “Operazione Wintergewitter”, un attacco condotto dall’esercito tedesco insieme a quello della Repubblica
Sociale tra il 26 e il 28 dicembre 1944 e che si sviluppa nella zona di Barga e Sommocolonia provocando un ripiegamento dei reparti della 92ª Divisione americana Buffalo fino quasi Calavorno; dopo pochi giorni, però, la controffensiva alleata ristabilisce le posizioni di partenza.
Per tutto il periodo in cui la guerra si ferma in Valle del Serchio, la Garfagnana è oggetto di numerosi bombardamenti, il più drammatico dei quali – il 13 febbraio 1945, nei pressi di Castelnuovo di Garfagnana – causa la morte di 30 civili.
Resistenza militare e resistenze civili in valle del Serchio
Sin dai primi giorni successivi all’armistizio del 1943, in Lucchesia e Valle del Serchio si formano gruppi di resistenza armata: il professor Carlo Del Bianco con alcuni suoi studenti liceali parte da
Lucca e si stanzia a Campaiana, sulla Pania di Corfino, per una prima esperienza resistenziale che non porta però a combattimenti. Vicino al capoluogo sono diverse le formazioni partigiane, dalla
“Brofferio” alla “Baroni”, dalla “STS Tofori” al “Gruppo Deri”: la loro attività si rivela preziosa in un contesto in cui forte è la presenza fascista e tedesca. A partire dall’inizio del 1944 vengono
costituite le Squadre di Azione Partigiana, che operano a Lucca da Ponte San Pietro a San Vito e da Guamo a Monte San Quirico e sono comandate da Roberto Bartolozzi. Questi verrà poi ucciso dai
fascisti il 29 giugno 1944 in centro storico a Lucca.
Nella zona di Bagni di Lucca si costituisce nel 1944 la “XI Zona Patrioti Italiani Pippo”, comandata da Manrico Ducceschi: in stretto collegamento con il comando alleato, è la formazione
militarmente più attiva ed efficace di tutto il settore nordoccidentale toscano. In Garfagnana sono presenti il Gruppo Valanga (da febbraio ad agosto 1944), guidati dal giovane Leandro Puccetti, e la
Divisione Partigiana Garibaldi Lunense (da agosto a novembre 1944), con a capo un ufficiale inglese fuggito da un campo di prigionia, Anthony Oldham.
Accanto alla resistenza militare, si hanno molti esempio di resistenza civile: da Colognora di Pescaglia a Montefegatesi, da Lucca all’Alta Garfagnana non mancano gli esempi di famiglie e
sacerdoti che si adoperano per aiutare ebrei e ufficiali inglesi fuggiti dai campi di prigionia. In questa attività, supportati anche dal vescovo di Lucca Antonio Torrini, si distinguono gli Oblati del
Volto Santo e, in particolare, don Aldo Mei che, per la sua attività di supporto della Resistenza, viene fucilato dai tedeschi il 4 agosto 1944 a Lucca.
GAP Borgo a Mozzano
Nel novembre 1943 alcuni uomini che già fanno parte del Comitato Militare Clandestino di Lucca costituiscono un Comitato di Liberazione Nazionale a Borgo a Mozzano: sono l’ingegner Cesare
Marchi, che assume anche la carica di presidente, l’avvocato Aldo Buonomini, il professor Armando Giovannini e il professor Mario Tonelli.
Il CLN di Borgo a Mozzano decide di organizzare una piccola formazione partigiana, affidandola a un parente di Marchi, Mario Amaducci, il quale coinvolge altri giovani del paese, molti dei quali,
come lui, cresciuti in parrocchia e nell’Azione Cattolica. La formazione viene denominata GAP – Gruppo di Azione Patriottica, anche se, a parte il nome, non ha niente a che spartire con i GAP che agiscono nei grandi centri urbani italiani.
I componenti del GAP borghigiano sono una dozzina e l’attività si orienta prevalentemente in due direttrici: la prima è quella di aiutare ebrei, prigionieri politici e militari evasi dai campi di prigionia;
la seconda è la trasmissione agli Alleati di informazioni militari relative alle fortificazioni della linea difensiva che i tedeschi stanno realizzando in zona tramite l’Organizzazione Todt: una richiesta in
tal senso arriva proprio dal CLN lucchese.
Il gruppo partigiano non viene impegnato in operazioni belliche o in scontri contro i tedeschi, ma la sua intensa attività di sabotaggio, effettuata in particolare a partire dall’estate 1944, contribuisce ad accelerare l’arrivo degli Alleati. Il 27 settembre il GAP di Amaducci ha il controllo di fatto di Borgo a Mozzano e nei due giorni successivi arrivano in paese i soldati del Terzo Battaglione del Sesto Reggimento della Força Expedicionària Brasileira, seguiti dagli statunitensi della 92ª Divisione Buffalo.
Il 1° ottobre c’è uno scontro a fuoco, l’unico vero nella zona, a Piano della Rocca: sono coinvolte sia le truppe alleate, sia i partigiani del GAP e dell’XI Zona Patrioti Italiani “Pippo”.